Questa ferita fatale, che cercavano i Messinesi di fare a Palermo, pervenne alle orecchie dei deputati del regno, e del senato, i quali pesandone le triste conseguenze, e temendo che la corte di Madrid non ascoltasse favorevolmente la proposizione degli ambasciadori di Messina, fecero stendere in lingua spagnuola un memoriale ben ragionato, che fu poi tradotto in italiano da Francesco Paruta segretario di esso senato, per cui questo magistrato, e i deputati del regno, a nome dei quali era fatta la memoria, rappresentavano a quel monarca i gravissimi sconcerti, che sarebbono necessariamente nati dalla proposta ripartizione, e scongiuravanlo a non permetterla. Quattro erano i principali punti di questa rimostranza, 1° che la suggerita divisione sarebbe tornata a danno della stessa corona di Spagna, 2° che avrebbe rovinato il regno tutto, 3° che sarebbe stata perniziosa alla capitale, e 4° finalmente che lo stato presente di Messina nè potea pagare l’offerto milione, nè reggere alle spese che abbisognavano per la corte viceregia (1423). [309] Questa rappresentanza fu efficacemente appoggiata dal duca di Alburquerque, la di cui dignità, autorità, e giurisdizione col progetto dei Messinesi veniva certamente dimezzata. Fu destinato per apportare questa supplica alla corte di Madrid il nobil uomo Mariano Valguarnera, che partì subito per la Spagna.
      Ma il milione offerto stuzzicava le orecchie del re Filippo, e de’ suoi ministri, ed era molto a proposito nelle calamitose circostanze, in cui ritrovavasi allora quella corte (1424). Si sarebbe certamente accettato ad occhi chiusi il piano proposto da’ Messinesi, se l’abate Valguarnera non fosse arrivato a tempo per presentare al re la supplica de’ deputati del regno, e del senato di Palermo.