La eloquenza di questo cavaliere, e le ragioni evidenti, ch’ei addusse, fecero arenare l’affare; e comunque gli avvocati Messinesi, fra’ quali era il famoso Pietro Piccolo, avessero fatta ogni opra per distruggere le opposizioni del Valguarnera, nondimeno nulla ottennero. Questo affare fu dal re Cattolico rimesso alla risoluzione del parlamento di Sicilia, che ordinò che si dovesse celebrare in Palermo (1425).
      Era stata l’ordinaria adunanza intimata dal duca di Alburquerque nel mese di maggio dello stesso anno 1630. Giunta l’ora dell’apertura, il vicerè rappresentò agli ordini dello stato le circostanze, nelle quali si trovava il re per la guerra di Lombardìa; vi aggiunse, che siccome per la nascita de’ principi, e per i maritaggi era costume, che i vassalli offerissero qualche grazioso donativo al sovrano, così essendo già nato al re Cattolico il suo primogenito, e dovendo essere la infanta Maria Anna sua sorella impalmata da Ferdinando III allora re di Boemia, era cosa ragionevole, ch’eglino per tutte queste cause dassero oltre gli ordinarî donativi altra prova del loro amore al sovrano con una generosa offerta. Dell’affare di Messina non fu punto parlato, non essendo ancora arrivate le risoluzioni della corte. Dopo le solite sessioni i tre bracci del regno fecero nel dì 13 dello stesso mese la costumata offerta de’ trecento mila fiorini, prorogarono i donativi sulle fortificazioni, su’ regî palagi, sulle torri, sulla cavallerìa, sulle galee, su i ponti, su il salario de’ ministri del consiglio d’Italia, ed anche quello della macina per altri dieci anni (1426). Intorno al donativo straordinario per la nascita del principe ereditario, e per le nozze della regina di Boemia, offerirono cento cinquanta mila scudi (1427). Ebbero il vicerè, il suo cameriere maggiore, e i regî uffiziali i soliti regali in questo parlamento.