Siccome però questa gabella della seta era stata destinata per pagarsi i capitali presi per il donativo straordinario de’ trecento mila scudi offerto l’anno 1630, e poi prorogato l’anno 1633, e cedendosi in questo parlamento al re, mancava il cespite da poter soddisfare a’ creditori i frutti de’ denari che isborzato aveano, perciò a riparare a questa mancanza fu risoluto, che le altre gabelle di polizze d’armi, e di estrazioni di caci, formaggi, musti, ventresche di tonni, salumi, e zuccheri, terminate che fossero le proroghe stabilite ne’ parlamenti del 1624, 1630, e 1633, si continuassero ad esigere per tanto tempo, quanto fosse di bisogno per compiere il ricatto delle fra noi dette Soggiogazioni, o siano censi (1454).
Fatto il parlamento, si accinse il duca di Alcalà a partire per Milano, e come la sua commissione di reggere quello stato era interina, sinochè fosse ritornato dalla guerra il marchese di Luganes, e perciò contava questo vicerè di tornarsene fra breve tempo in Sicilia, lasciò, durante la sua lontananza, per presidente del regno Luigi Moncada suo genero principe di Paternò, e duca di Montalto. Il dispaccio di questo luogotenente fu [316] sottoscritto in Palermo a’ 29 del medesimo mese di ottobre (1455). Codesta elezione fu approvata dalla corte di Madrid (1456). Ma il duca di Alcalà ci abbandonò per sempre. Essendosi il pontefice Urbano VIII cooperato, come conveniva al suo grado di padre comune de’ fedeli, ad estinguere l’incendio, che crescea in Italia, dopo varie pratiche, venne a capo d’indurre le potenze belligeranti a spedire i loro ambasciadori in Germania, e precisamente in Colonia, dove assistendo il cardinal Ginetti suo legato, si sarebbero discussi tutti gli articoli per pacificarsi, e rendersi così la tranquillità all’Europa, risparmiandosi il sangue di tanti sudditi, che vi erano sagrificati.
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