Fu egli cavaliere divoto, ma d’una pietà soda, che non gli era punto di ostacolo a’ doveri del governante, ch’egli esercitò lodevolmente.
Devesi alla sua vigilanza la raccolta delle prammatiche, che sono il codice principale delle nostre leggi. Queste non erano tutte del pari osservate, e ne mancavano parecchie a quella, ch’erasi fatta d’ordine del duca di Terranuova. Egli dunque scelse tre dotti giureconsulti, cioè Pietro d’Amico, Cataldo Fimia, e Carlo Potenzano, a’ quali ordinò che esaminassero le antiche prammatiche: ne escludessero quelle, che non erano più in uso, vi aggiungessero le altre promulgate da’ successori del duca di Terranuova dall’anno 1574 sino all’anno 1635, e formassero così una compilazione, che fosse di norma in avvenire per giudicare. Se questi giureperiti, che promulgarono allora il primo tomo delle prammatiche l’anno 1636, che fu stampato in foglio in Palermo, abbiano fedelmente adempiuti in esso, e ne’ seguenti volumi i voleri del duca di Alcalà, ovvero per certi umani rispetti siensi allontanati dalle traccie loro segnate, lascio che il dica, e chiaramente lo addimostri il mio caro nipote Francesco Paolo di Blasi, che per le sollecite cure del principe di Caramanico, che così lodevolmente ci regge, è stato dal nostro sovrano incaricato di fare una nuova raccolta delle prammatiche del regno, restituendo quelle, che hanno vigore, sebbene si fosse detto che non erano in osservanza.
[317] Ora per ridurci là, d’onde il discorso della morte, e delle virtù del duca di Alcalà ci avea allontanati, bisogna confessare, che la di lui partenza non fe cambiare aspetto, come spesse volte addiviene, al governo della Sicilia.
| |
Terranuova Pietro Amico Cataldo Fimia Carlo Potenzano Terranuova Palermo Alcalà Francesco Paolo Blasi Caramanico Alcalà Sicilia
|