Quantunque sembrasse impossibile il contentarlo, tanto nondimeno era l’amore de’ Siciliani verso il proprio monarca, che [318] cercarono tutti i mezzi per assisterlo in questa dispendiosa guerra. Avea finalmente la corte di Madrid, dietro a tante rimostranze fattele ne’ parlamenti antecedenti, accordato, che si levasse la cavallerìa leggiera, ch’era di uno intollerabile peso alla nazione. Con quest’abolizione s’era disgravato il regno di scudi annuali 50325, si convenne adunque (1459), che si continuasse a pagare questa somma, facendosene al re un donativo perpetuo, affinchè o ricuperasse gli alienati beni del suo patrimonio, o lo vendesse, e ne applicasse il capitale per sostenere la guerra. Oltre a questo generoso donativo, ne fu fatto un’altro di cento mila scudi, per cui si accrebbe la gabella sopra ogni libbra di seta al mangano un altro carlino; per cui la seta, che nulla prima pagava, soggiacque in breve tempo allo esorbitante peso di due tarini per libbra. Non si trascurò in questa adunanza di fare il solito regalo a questo presidente del regno, al suo cameriere maggiore, e a’ regî uffiziali, e fu finalmente promulgato un dispaccio reale arrivato nel tempo del duca di Alcalà, e segnato in Madrid a’ 7 di ottobre 1634, con cui era vietato di mandare alcun ambasciadore del parlamento con ajuto di costa, per recarvi gli atti; dicendovisi, che non mancavano a Madrid persone di qualità, alle quali si potesse dare l’incarico di presentarli, e di trattare gl’interessi della nazione (1460).
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