Lo sforzo fatto da’ parlamentarî, per compiacere il proprio sovrano, non fu bastante a’ suoi bisogni. Il duca di Montalto co’ replicati ordini fu stimolato a trarre dal regno altri denari. Può ciascuno considerare, quanto questa commissione gli fosse disaggradevole, vedendosi costretto di convocare in pochi mesi due parlamenti straordinarî. Egli era nazionale, e sapea purtroppo le angustie, in cui trovavasi il regno. Fu di mestieri nondimeno di ubbidire, e perciò convocò questa assemblea in Messina per i 19 di dicembre dello stesso anno 1636, dove egli si ridusse, facendo il viaggio per terra. Allora fu, come fu avvertito, che i pochi banditi, ch’erano nel regno, paventando il di lui rigore, uscirono dall’isola, e andarono a ricoverarsi in Calabria.
Conoscendo intanto questo presidente del regno l’impossibilità, in cui trovavasi la Sicilia, di apprestare nuovi sovvenimenti, cercò nell’apertura dell’assemblea degli ordini dello stato, d’inargentare l’amara pillola, che dovea loro porgere, magnificando il loro amore verso i monarchi, e la generosità nel soccorrerli. Ma per quanto egli si fosse affaticato, non potè altro ottenere, se non che si restituissero al re le regalìe delle due gabelle delle polizze d’armi, e dell’estrazioni, le quali la maestà sua assegnate avea alla deputazione del regno, per servire al pagamento de’ creditori, che aveano sborzate le ingenti somme somministrate alla corona: essendosi però trovato un compenso, acciò costoro non restassero delusi nella esazione de’ frutti dovuti per i loro capitali, come si osserva dagli atti di questo parlamento presso il Mongitore (1461), da’ quali intendiamo ancora, che siensi fatti i soliti doni al presidente suddetto, al cameriere maggiore, e a’ regî uffiziali.
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