Allora fu per la prima volta imposta la tassa, che fu detta testatica. Furono divisi i Siciliani in due classi. Abbracciava la prima tutti coloro, che avevano rendite; erano compresi nella seconda coloro, che guadagnavano il denaro colle loro fatiche, o aveano salarî, e stipendî. La classe dei mendici, come di coloro, che nè possedevano, nè guadagnavano, ma viveano dalle caritatevoli limosine, non fu punto considerata. Per quelli, che appartenevano alla prima classe, fu stabilito che pagassero quanto in una giornata fruttavano i loro averi; gli altri della seconda doveano dare quanto o colle loro braccia, o coi loro stipendî, e salarî procacciavansi in un giorno: e il presidente del regno restò incaricato di scegliere ministri probi, e virtuosi, i quali esigessero le quote di ciascheduno. Siccome però tutte queste porzioni non erano bastevoli a compiere la somma dei due milioni, fu d’uopo perciò d’imporre altre tre gabelle per supplirla; cioè la prima di sei tarini sopra ogni quintale d’olio, che si traggesse col torchio, o a piedi, la seconda di due tarini sopra ogni salma di sale, e la terza di un altro carlino sopra ogni libra di seta tratta al mangano. Queste gabelle furono accordate al re colla facoltà di poterle o vendere, o darle in pegno, o alienarle in qualunque altra maniera per ritrarne il capitale, che gli bisognava, senza obbligo di doverle ricattare (1467). Non si mancò in questa adunanza di farsi i soliti regali al presidente del regno, al suo cameriere maggiore, e agli uffiziali regî.
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Siciliani
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