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      Era egli stato destinato a governare lo stato di Milano fino che fosse terminata la guerra, e perciò nelle sue istruzioni era stato incaricato di venire tosto in Sicilia a prendere il possesso del viceregnato, e di partir subito, lasciando per luogotenente il cardinal Doria, come per dispaccio dato in Madrid ai 19 di febbraro di questo anno, o qualunque altro presidente, che più gli piacesse. Non si trattenne perciò in Messina che pochissimi giorni, e presto venne in Palermo, dove fu ricevuto dal senato colla consueta pompa, e gli fu eretto un’arco trionfale al luogo dello sbarco, cioè alla Garita (1477). Breve anche fu la dimora in questa città; giacchè dopo di avere conferito col cardinal Doria, se ne partì per celebrare il parlamento in Messina, dove l’avea intimato per la metà del mese di marzo.
      Quantunque questo fosse il consueto triennale ordinario parlamento, pur nondimeno i bisogni della corte per le guerre, che sosteneva, oltre i donativi ordinarî, ne fecero ricercare uno straordinario. La proposta, che ei fece nel dì dell’apertura, fu molto onorifica alla nazione, poichè in essa si commendarono l’amore, e la fedeltà dei Siciliani verso il suo proprio sovrano, e nel chiedersi una contribuzione straordinaria per la presente guerra, oltre le solite offerte, non fu fissata siffatta somma, come si era fatto all’antecedente parlamento, ma si lasciò all’arbitrio, ed allo affetto dei parlamentarî (1478). Questi adunque fatte varie sessioni, nel dì 23 dello stesso mese di marzo, oltre la prorogazione per tre, o per nove anni degli ordinarî donativi, che nelle antecedenti assemblee si erano al re offerti, esibirono di comune volontà una contribuzione di cento cinquanta mila scudi, essendosi a questa esibizione negati solamente i Messinesi per la pretensione, in cui erano in forza de’ loro privilegi, di non contribuire alle offerte straordinarie, i quali perciò fecero la loro protestazione.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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