Proibisce ancora, che si adopri l’oro, e l’argento nel fabbricare i drappi, e nel fare i ricami (1488).
[323] Ella è una fatalità, come giudiziosamente osserva il Robertson (1489), che in tutti gli avvenimenti, che dipendono dagli uomini, ai salutari effetti, che producono, sieno sempre uniti dei nocevoli, e perniciosi. Questa prammatica così utile al ben pubblico, e così conducente a liberare i nobili dagli eccessivi debiti, che contraevano, produsse la rovina di molti. Gli artigiani, che si procacciavano il vitto o traggendo l’oro, e l’argento, o applicandone le foglie sulle materie da indorarsi, o inargentarsi, i drappieri, i ricamatori, il numero dei quali per il lusso, che regnava in Sicilia, non era punto indifferente, con questa legge erano ridotti a perire di fame. Costoro adunque vedendosi all’orlo della meschinità, unitisi in un corpo corsero al palagio reale, per esporre al vicerè lo stato deplorabile, a cui la prammatica li riduceva, e per ottenerne la rivocazione. Questa subita radunanza di numeroso seguito potea avere un aspetto di sollevazione. Lo accorto cardinal Doria ne previde i funesti effetti, e perciò montato in carrozza andò dove costoro si erano tumultuariamente radunati. La veneranda canutezza di questo porporato, il rispetto, che si era egli conciliato dappertutto, e le dolci, e soavi maniere, che ei adoprò, ammorzarono quel primo incendio, e persuasero quella sventurata gente ad affidare la loro causa alle mani arcivescovali. Egli promise d’interporsi presso il vicerè in loro favore, e li obbligò a ritirarsi alle loro case.
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Robertson Sicilia Doria
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