Questi solleciti gastighi intimorirono i malviventi, ed acquistossi il conte di Modica l’applauso universale non meno nella capitale, che per tutto il regno, nè più si udì che i ladri inquietassero la Sicilia.
Mentre questo regno sotto così felice governo godea la sua sicurezza, e la sua tranquillità, la Spagna era infelicissima. I Portoghesi si erano rivoltati, ed aveano acclamato per loro re il duca di Braganza, e i Catalani aveano trucidato il loro vicerè il conte di S. Colomba, soffiando nell’incendio di questi tumulti il cardinale de Richelieu ministro di Francia, e giurato nemico della Spagna. Il conte duca di Olivares, sebbene avesse cercato di occultare al re l’una, e l’altra rivolta, conobbe nondimeno, se volea salvare il resto della Spagna, che fosse espediente di abbattere i Catalani: giacchè per il Portogallo, che già avea il suo re, non v’era modo di più ridurlo sotto la monarchìa; e perciò comunicando a Filippo IV coi colori i meno vivi questa trista notizia, gli suggerì di privare i Catalani dei loro privilegi, e se erano tuttavia restii, di marciare contro di essi per conquiderli. A far questo erano necessarie delle truppe, e del denaro, che non potea sperarsi dai paesi allarmati della Spagna. Convenne perciò di ricorrere ai più affezionati vassalli della monarchìa, cioè ai popoli degli stati d’Italia per ottenere dei sovvenimenti.
Per quel, che riguarda il nostro regno, fu incaricato il conte di Modica di ricercare un sussidio straordinario nella occasione, che dovea celebrarsi il triennale parlamento.
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