In verità non lasciò egli monumenti magnifici in fabbriche, ed in marmi, come i suoi antecessori, giacchè trattone di aver fatta fortificare la porta Felice con due piccoli baluardi, e di avere procurato che si ampliasse, e si riducesse in miglior forma la casa del senato di Catania, non costa che abbia promosso alcun altro abbellimento. Poco ei curava di vivere su i metalli, e sulle lapidi, che il tempo consuma, ed amò più presto di lasciare scolpita nei cuori dei Siciliani la memoria della sua giustizia, del suo disinteresse, e della sua generosità. Ancor si mentova dai tardi nipoti il saggio governo del conte di Modica (1512)
CAPO XXIII.
Pietro Faxardo Zunica, e Requesens marchese de los Veles vicerè, Giovanni di Torresilla presidente del regno, Vincenzo Gusman marchese di Monte Allegro, e il cardinal Teodoro Trivulzio luogotenenti, e capitani generali.
Se la fedeltà, e la sincerità, che non devono andare giammai scompagnate dalla storia, permettessero che si potessero certi strepitosi fatti tacere, io volentieri tirerei un denso velo su questo capo, e in parte ancora sul seguente. Tanti, e tali avvenimenti disonoranti la città di Palermo accaddero sotto questi vicerè, e sotto il principe Giovanni d’Austria, di cui favelleremo di poi, che sarebbe meglio che si seppellissero in un obblìo eterno. Ma come lo storico dee essere scevro da ogni riguardo umano, e seguire fedelmente la verità, perciò non potrò punto dispensarmi dal rapportare, come avvennero, le tragiche rivoluzioni, che accaddero nella capitale sotto il governo del marchese de los Veles, e del cardinal Trivulzio, ed indi nel viceregnato del principe Giovanni d’Austria; e solo le racconterò il più brevemente, che per me si potrà, affine di allontanarne da’ mei leggitori l’aspetto funesto, e truce.
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