Ora in Roma non v’era ancora arrivato il nuovo ambasciadore di Spagna, e però il marchese de los Veles stimò suo debito di portarvisi per farvi delle pratiche, acciò fosse assunto al trono pontifizio uno, che fosse benaffetto alla casa d’Austria.
      Ma arrivato in Napoli, seppe che il conte di Sirvela destinato da Filippo IV per ambasciadore alla santa sede, era già giunto in Roma, e perciò se ne tornò sollecitamente in Messina (1515). Fu quindi brevissima la presidenza dell’arcivescovo di Morreale, di cui non troviamo ne’ registri de’ nostri archivî, che un solo dispaccio degli 11 di agosto. I così detti giurati della terra di Palazzolo, cioè quelli, che amministravano la polizìa di quel casale, gli ricorsero per permettergli l’elezione del medico, e ottennero la provista: Detineant consilium, et si fuerit accordatum, fiat. Sottoscrivesi egli nel detto dispaccio: L’arcipiscovo di Morreale.
      Giovanni Torresilla della terra di Beradano in Spagna si era molto distinto in Sicilia. Era egli stato promotore fiscale nel tribunale del S. Uffizio, e di poi era passato alla carica d’inquisitore, e avea ottenuta l’abazìa di S. Maria la Lavina. Il duca di Alcalà, che ne facea molto conto, lo nominò per decano della chiesa di Girgenti, e continuando nella carica d’inquisitore, ottenne dal pontefice Urbano VIII la dispensa dalla residenza, percependone intanto i frutti. Finalmente all’anno 1636 fu eletto giudice della monarchìa; nel quale impiego durò sino all’anno 1644, in cui fu nominato, ed eletto arcivescovo di Morreale.