Non volendo il principe di Partanna Mario Graffeo pretore risolvere da sè stesso, se fosse di mestieri in queste urgenze di minorare il pane, chiese al vicerè che si tenesse intorno a quest’oggetto una adunanza coi ministri patrimoniali, la quale fu intimata nel regio palagio alla presenza del marchese de los Veles. In essa, sebbene il pretore avesse sostenuto, che la prudenza non comportava che in quelle critiche circostanze si facesse veruna novità, e questo pensamento fosse approvato dal vicerè, nondimeno tre dei maestri razionali opposero che bisognava ubbidire agli ordini sovrani, e ch’era panico il timore di una sollevazione, dovendo il popolo restar persuaso delle presenti necessità. Fu così efficace la loro arringa, che trassero alla propria opinione i voti degli altri ministri, e fu deciso che si diminuisse il pane a misura del prezzo, con cui era comprato il grano (1532).
Al primo comparire degl’impiccioliti pani udissi per la città un sordo bisbiglio de’ cittadini, cui faceano eco i regnicoli venuti per sattollarsi nella capitale; e i primi s’interrogavano a vicenda, se codesto era il frutto de’ loro digiuni, e delle loro penitenze, dalle quali placato Iddio avea già mandate le desiderate pioggie? Crebbero a più doppî i malcontenti, e dopo di essere andati al duomo a chiedere a Gesù Crocifisso vendetta contro i ministri dell’annona, corsero al palagio del senato chiedendo pane, e proverbiando quello illustre magistrato, che credeano causa della minorazione. Respinti per allora, vi ritornarono dopo il tramontar del sole, e passando di delitto in delitto, presero delle fascine, e avvicinandole alle porte del palagio senatorio, le accesero.
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