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      Il fuoco della tumultuazione stava nondimeno celato sotto le ceneri di una finta tranquillità. La forza era nelle mani del popolo, che trovavasi armato, ed avea in potere i baluardi della città; invano il vicerè sotto il pretesto, che temevasi l’arrivo di un’armata di Francia, con cui tuttavia il re era in guerra, cercava d’introdurre soldatesche, viveri, e munizioni nel castello: n’era subito contradetto da’ consoli, che minacciavano di sollevarsi, se si facea veruna novità; ed erano divenuti così baldanzosi, che faceano paura al vicerè, alla nobiltà, ed al ministero. Non guari passò, che suscitossi un nuovo turbine. Essendosi carcerati nelle prigioni del senato per ordine del giudice certi portantini, che aveano ferito alcuni servidori del principe del Cassero, e perfino avuto l’ardire di portar fascine per metter fuoco al palagio di questo cavaliere, le loro mogli eccitarono la plebe, che chiese che coloro fossero posti in libertà, e non avendolo subito ottenuto, di forza li cavò dalle carceri, portandoli in trionfo sulle spalle per la città, senza che i consoli, a’ quali era affidata la quiete pubblica, si fossero punto mossi. Il marchese de los Veles disgustato di questa nuova sollevazione, chiamò i consoli al suo palagio, e li rimproverò, che costituiti i custodi della pubblica tranquillità, soffrissero colle mani alla cintola cotali irruenze del popolo; ciò, che gli facea sospettare ch’eglino fossero consenzienti; e minacciò loro, che se non riparavano al disordine, egli [336] sene sarebbe andato a Messina, dove era ricercato da quei cittadini.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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