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      Siccome questo discorso tirava a lungo, e il vicerè lo protraea appostatamente, perchè passasse l’ora destinata alla rivoluzione, e così si sconcertassero i loro disegni, accadde che la gente interessata, ed in particolare le mogli dei due mentovati consoli, non vedendo ritornare i loro mariti, cominciarono a fare dei schiamazzi, vociferando per la città, ch’eglino erano stati uccisi nel regio palagio, ciò che commosse tutta la città.
      La plebe era già pronta a sollevarsi, nè volea che un cenno. I due collegi de’ conciapelli, e de’ correggiaî si scossero, temendo il pericolo de’ loro capi, e precedendo una truppa di ragazzi, gridavano per la città all’armi, e marciavano direttamente al regio palagio, per cercar conto dei due consoli. Comparve allora Giuseppe di Alesi a cavallo, vestito di corazza, tenendo la spada sguainata, ed era preceduto da un altro, che portava lo stendardo della ribellione (1544). Entravano i sollevati nelle case, e chiedeano a forza spade, aste, alabarde, picche, archibugi, e coloro che non se ne aveano procurato si providdero di sassi. Altri corsero al baluardo detto del Trono, e ne trassero un cannone capace di palla di sedici libbre, e lo trascinarono nel Cassero, e il più minuto popolo portava delle fascine per dar fuoco, se fosse d’uopo, alle porte del regio palagio. In breve tutta la città si vide in iscompiglio, e nella confusione.
      Giunta al vicerè la notizia del tumulto, licenziò i due consoli, lusingandosi che la loro presenza, smentendo il sospetto della moltitudine, l’avrebbe frenata; ma eglino in vece d’impedirla, l’accalorarono e animarono l’Alesi a compiere l’opera.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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