Erasi a caso introdotto nell’abitazione del Genova il mentovato Boccadifuoco, cercando l’Alesi, il quale facendo frugare fra quelle cuoja, ve lo trovò, e lo fe trarre per i capelli da sotto le medesime. Si stiede lunga pezza in dubbio, s’era conveniente il prolungargli la vita, per venirsi a notizia de’ complici; ma l’ordine assoluto del vicerè, e il pericolo che i suoi compagni facinorosi non si sollevassero, fecero prendere la determinazione di ucciderlo. Alessandro Platamone cavaliere palermitano volle avere il piacere di sagrificare questa odiata testa, che troncò con un colpo di sciabla. Fu questa tosto appiccata ad una lancia, e portata per la città ad esempio, e a terrore degli altri. Il marchese de los Veles stavasi assiso sopra uno de’ bastioni del castello, quando passò il procuratore fiscale del real patrimonio, che la portava, ed ebbe a consolarsi nel veder reciso il capo di colui, che lo avea fatto tanto tremare. Furono di poi cercati i complici dello Alesi, e trovati nella maggior parte, i quali senza altri preparamenti subirono lo stesso gastigo. Vuolsi che non girassero per le strade di Palermo meno di undici teste. Le case de’ conciapelli, e dei correggiaî, ch’erano stati i difensori di questo tiranno, furono saccheggiate, e la casa dello Alesi fu diroccata da’ fondamenti (1550).
L’orrido spettacolo di tante teste recise, i saccheggiamenti delle case de’ sollevati, gli armati, che andavano in cerca de’ complici, e circondavano ora i palagi, ora i monasteri, dove si sospettava che alcuno di essi si fosse appiattato, e le spesse, e frequenti carcerazioni sparsero l’allarme nel popolo.
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