Si sarebbe desiderato dal popolo, ch’ei dimorasse nel regio palagio, e gliene furono fatte vive istanze; ma se ne scusò sulla ragione che il suo comando sarebbe stato brevissimo, aspettandosi da Napoli il cardinale nuovo governante. Non lasciava nondimeno di farsi vedere spesso in città, di visitare le chiese, e di venire al palagio, per trattarvi gli affari (1558). Parea che fosse ritornata sotto questo governatore la quiete, e molto contribuì ad attirargli l’affetto della plebe il vedere nei primi dì del suo governo allontanati i due maestri razionali Pietro di Gregorio, e Gaspare Federici, una coll’avvocato fiscale Diego Joppulo, ch’erano in odio alla medesima (1559).
      Quando gli umori non sono interamente sereni, ogni piccola aura è sufficiente a muoverli, e a farli di nuovo fermentare. Costumasi in Palermo di fissarsi dal senato presso agli 11 di novembre la meta del vino, a misura che la vendemmia accade ubertosa, o scarsa; ed evvi un privilegio accordato a coloro che hanno vigne nel territorio della città, che sono perciò chiamati padroni di luogo, di poter vendere tre grana di più della meta la misura, che quà chiamasi quartuccio, ch’è la quarantesima parte di un barile. Ora a’ 9 del detto mese fu stabilito [344] in senato, che il vino si vendesse grana sei e tre piccoli per misura, e perciò i così detti padroni di luogo aveano diritto di esitare il loro a grana nove e mezzo. La meta del senato sembrò incomoda; giacchè il mezzo grano, o siano i tre piccoli non erano divisibili, non essendo il piccolo moneta reale, e perciò il popolo comperando mezza misura di vino era costretto a pagarla tre grana e mezzo, e prendendola da’ padroni cinque grani a danno dei compratori, e a vantaggio dei venditori.