Sotto la tutela di questa dama, essendo morto il padre, mentre egli era ancora fanciullo, si applicò alle lettere, frequentò le corti dei duchi di Mantova e di Urbino suoi parenti, e di poi volendo seguire le orme dei suoi antenati, formò a sue spese una compagnia di cavalleria, e militò a favore delle armi spagnuole. Prese indi per moglie la primogenita del principe di Monaco, da cui ebbe un figliuolo. Fu molto stimato dall’imperadore Ferdinando, e da Filippo IV, che se ne valsero in varî maneggi colle corti dei principi d’Italia; ottenne dal primo il principato di Musaccio, e della valle Mesoluna, e da questo fu fatto grande di Spagna. Essendo restato vedovo fin da quando gli nacque il mentovato figliuolo, non volle passare a seconde nozze, sebbene gli fossero stati proposti dei partiti di nobilissime dame, ma portato ad abbracciare lo stato ecclesiastico, dopo di essersi dottorato nell’una, e nell’altra legge, venne a Roma, e da Urbano VIII che allora sedea nel soglio pontifizio, fu fatto chierico di camera, e protonotaro apostolico [345] e in capo a poco, cioè all’anno 1629, fu promosso alla sacra porpora, ed eletto legato apostolico nella Marca di Ancona. Andatosene di poi in Ispagna, gli fu dal re Cattolico affidato il viceregnato di Aragona (1561). Trovavasi egli in Napoli nella tumultuazione di Masaniello, e non trascurò di far delle pratiche per sedarla. Raccontasi, ch’ei perfino andò a far visita a quel capopopolo, per indurlo a desistere dall’impresa, e che lo trattò dandogli il titolo d’illustrissimo (1562), ma senza profitto.
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