Perciò si sarebbe agevolmente mossa a tumulto, e avrebbe prese le armi per difendersi dal minacciato eccidio. Sarebbe allora comparso il Vairo vestito d’armi bianche, animando il popolo a vendicare la morte de’ suoi consoli già trucidati, spargendo del denaro, e promettendo il saccheggio del banco pubblico, delle case dei nobili, de’ ricchi cittadini, e de’ gesuiti, ch’erano riputati i più opulenti. La comune difesa, lo sparso denaro, e le grandiose promesse doveano attirargli un seguito d’infinito popolo, e gli sarebbe allora venuto fatto di sagrificare il presidente del regno, la nobiltà, e il ministero. Uccisi questi, era determinato assicurarsi del castello, de’ baluardi, e del banco, e di accordare al furibondo popolo il promesso saccheggio. Ciò fatto, dovea la città ergersi in repubblica, il di cui primo doge dovea essere Francesco Barone di Morreale (1566), il quale avrebbe spediti ambasciadori a tutte le terre, e città, invitandole a seguire l’esempio della capitale; e anche in Napoli, per confederarsi la repubblica di Palermo con quella ivi stabilita, e difendere la comune libertà. Perchè poi era a temersi la vicina flotta spagnuola, che stavasene a Napoli, fu convenuto di cercare gli ajuti del re di Tunisi, del bey d’Algeri, e del gran signore, acciò mandassero delle truppe per sostenere la nuova repubblica, offerendo loro vantaggiosissime condizioni, per adescarveli (1567).
Vuolsi che questa empia trama si fosse assai prima ordita, e sin da’ tempi del marchese de los Veles; nè pare inverisimile, imperocchè un progetto così vasto, e grande, com’era possibile, che si concepisse, si maturasse, e si disponesse in pochi mesi? e dicesi che la morte di quel vicerè, l’attività del marchese di Monte Allegro, e gli applausi fatti al principio del governo del cardinal Trivulzio ne avessero sospesa la esecuzione.
| |
Vairo Francesco Barone Morreale Napoli Palermo Napoli Tunisi Algeri Veles Monte Allegro Trivulzio
|