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      Aveano ancora fatti levare i così detti Capicenti, ch’erano quelli, che il senato avea eletti per sapere quanto grano bisognasse ad ogni famiglia, e per distribuirlo. In sostanza erano divenuti intollerabili al governo, e alla nobiltà. Conoscea l’accorto presidente del [349] regno, ch’eglino erano così temerarî, perchè aveano la forza in mano, e che non era sperabile il domarli, se prima non si disarmavano. A far questo era necessaria una forza maggiore della loro, che potesse respingerli. Quindi egli facea destramente entrare ora da una porta, ed ora da un’altra delle truppe, che chiamò da diversi luoghi della Sicilia. Acciò però il popolo non penetrasse nei suoi pensieri, si studiò, cadendone opportuna la stagione, di tenerlo occupato in continovi divertimenti carnescialeschi; nel che ne fu anche agevolato dalla nobiltà, la quale fe passare quel tempo in feste, e in mascherate. Questi stravizzi dai malintenzionati erano rappresentati come tante insidie, che si tendevano dal governo, e dalla nobiltà alla semplice plebe. Quindi nata la diffidenza, il popolo sotto il pretesto d’imitare la nobiltà fece delle mascherate, e dei giuochi, ne’ quali marciava armato. Davano anche ombra agli altri consoli i pescatori, i quali aveano nelle mani tre baluardi, cioè quello del Vega, quello del Tuono, e quello dello Spasimo, nè mostravano di stare uniti cogli altri capi delle arti; e perciò sospettavasi ch’eglino andassero d’accordo colla nobiltà per opprimerli, come ne aveano date delle riprove nello esterminio di Giuseppe di Alesi, e compagni.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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