Mentre fermentavano questi sospetti, giunse a caso nel porto di Palermo a’ 23 di febbrajo di quest’anno 1648 un vascello della flotta spagnuola, ch’era a Napoli, trasportato da una tempesta, mentre navigava per la Sardegna. I malevoli allora sparsero, che questa nave era venuta a recar polvere, e palle per provvedere il castello, e i baluardi contro la città, e che fra breve sarebbe comparsa tutta l’armata comandata dal principe Giovanni d’Austria. Tanto bastò per mettere in orgasmo gli spiriti già agitati dal timore. I consoli immaginando che fosse espediente per la loro sicurezza di avere in potere i baluardi affidati a’ pescatori, sotto l’orpello che voleano isgravare l’erario della città dal peso di pagare a’ pescatori cinquanta scudi al giorno per la custodia de’ tre detti forti, dimandarono al cardinale che fossero loro consegnati: obbligandosi a custodirli a vicenda senza punto interessare il senato. Quantunque il Trivulzio penetrasse il loro fine, non essendo ancora abbastanza forte, dovè condiscendervi. Questa facilità del presidente del regno li rese più ardimentosi, e dimandarono che fossero loro affidati il forte della lanterna, e il castello del molo; ma il cardinale mutando linguaggio, e con aspetto severo rispose loro, che per lo passato era stato indulgente, credendo il loro fine indiritto al bene della patria: ma che ora si accorgea che le loro dimande erano sediziose, e non tendevano che a metter sossopra la patria; che perciò si guardassero dallo stancare la sua pazienza; altrimenti avrebbe dati de’ passi poco piacevoli.
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