Teatini, dal priore di s. Teresa, da quello dei Carmelitani, e dal guardiano dei Cappuccini, i quali tennero varî congressi ad oggetto di disgravare la città dagli enormi debiti, dai quali era oppressa.
Allora il Trivulzio volendo battere il ferro, mentre era caldo, si applicò a nettare la città dalla gente oziosa, e vagabonda, ad estinguere le reliquie delle tumultuazioni, ed assicurare per sempre il governo da ogni futuro movimento popolare. Promulgò adunque un severo bando, con cui ordinò sotto la pena di morte a tutti coloro, che non aveano un’onesto modo di vivere, di partirsi da Palermo nel breve termine di quattro giorni, e fra lo spazio di quindici abbandonare la Sicilia. Alla stessa pena condannò tutti coloro, che tenessero conventicoli, o parlassero di tumulti; e finalmente comandò, che potessero impunemente uccidersi tutti coloro, che ardissero di gridare per la città all’armi all’armi, o serra serra. Fe inoltre venire le altre milizie in Palermo, e molti baroni colla loro gente, ai quali consegnò i baluardi della città, e pregò i nobili, affinchè soccorressero questa gente, ch’ei avea chiamata per la loro difesa, nel che li trovò di ottima volontà. Volendo indi mettere il regio palagio in istato da tenere in freno i tumultuanti, deliberò di fortificarlo con due baluardi, come tuttavia si osservano, e al primo di agosto buttò la prima pietra, che servisse di fondamento a queste due fortificazioni, le quali sono rivolte, come ognun vede, contro la città. Ed acciocchè potesse l’artiglieria più liberamente operare, fe spianare la chiesa della Pinta, ed altre case, che erano presso il palagio, per cui si slargò la piazza innanzi il medesimo nella forma, in cui è ora.
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