Le armi prese nella seconda tumultuazione dello Alesi dalle armarie del senato, e della dogana non si erano interamente restituite. Non aveano fatta provista in quel saccheggiamento i singoli di un solo archibugio, di una picca, di una spada, di una celata ec. ma ciascheduno ne avea preso due, e tre, come meglio gli era riuscito. Quando per ordine del Governo fu intimato al popolo di riconsegnarle, i tumultuanti poco scrupolosi ne restituirono il meno, che fosse loro possibile. Perciò il Trivulzio, vedendo la mancanza, e deducendone, che la plebe fosse ancora armata, con un severo bando dei 18 di agosto comandò, che si consegnassero le altre armi, che non erano state ancora restituite (1578). Fu tosto ubbidito, e nello stesso giorno, in cui fu quest’ordine pubblicato, si videro molti cavalli, e muli carichi d’armi, che il popolo mandava al regio palagio (1579).
Intantochè il Trivulzio disarmava la plebe e fortificava il palagio, i deputati destinati a fissare le nuove gabelle stavano in continue conferenze per superare gli ostacoli, che di mano in mano nascevano. Oltre la necessità d’imporle era di mestieri, trattandosi del bene comune, che si tassassero tutti con [354] giusta bilancia, ed a proporzione degli averi che ciascheduno possedeva. A questa distribuzione opponevansi gli ecclesiastici così secolari, che regolari, i quali vantando la pretesa loro immunità, ricusavano di concorrere a liberare la patria dalle calamità. Fu d’uopo disingannarli, e mostrar loro, che trattandosi della sicurezza dei loro beni, la immunità, qualunque si fosse, non potea avere luogo.
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