Finalmente dopo varie dispute dovettero cedere, ma sotto diverse condizioni; e sopra tutto, che almeno fossero esenti da una delle gabelle; quale esenzione fosse come un segno della loro vantata immunità. Accordati i discordi pareri, ai 29 dello stesso mese di agosto fu intimato nella sala senatoria il consiglio della città, da cui furono stabilite le nuove gabelle, come costa dagli atti di esso consiglio (1580), con comune consentimento (1581).
Fu allora stabilito, che si ergesse una particolare deputazione, che fu detta delle nuove Gabelle, la quale fosse libera, ed esente dalla giurisdizione di ogni altro tribunale, e fosse composta da sette soggetti, cioè dal pretore, dal senatore priore, da un parroco, da un canonico, da un regolare, da un nobile, che avesse de’ bimestri in tavola, e da un cittadino. Costoro doveano esigere le nuovamente imposte gabelle, e distribuirle ai creditori bimestranti. Gli ecclesiastici insistevano per ottenere l’immunità da qualche gabella per decoro del loro stato, e finalmente dopo molte istanze ottennero dal cardinale sotto i 20 di dicembre la esenzione dalla gabella di dodici tarini imposta sopra ogni salma di farina, che poi fu accresciuta a quindici tarini, e vi fu l’anno 1697, aggiunta l’esenzione di venti tarini sopra la gabella del vino (1582). Così ritornò la quiete a Palermo, che era stata vessata, e sconvolta per lo spazio di presso ad un anno, e tre mesi, quanti ne corsero dai 20 di maggio 1647 ai 29 di agosto 1648.
Tranquillata la capitale, volle il cardinal Trivulzio celebrare il parlamento, che fu intimato nella stessa città nei primi del mese di ottobre.
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Gabelle Palermo Trivulzio
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