In esso rappresentò egli la necessità dei soccorsi, che ricercava la monarchia per le guerre, che sostenea (1583). Merita di esser rilevata la prudenza di questo porporato, che nell’assemblea degli stati non fe verun motto delle passate tumultuazioni, come se non fossero giammai accadute. Non vi fu punto disparità di pareri frai parlamentarî, ma di unanime sentimento eglino rinnovarono i soliti donativi al re, e fecero i consueti regali al cardinale, e agli uffiziali regî (1584); ma intorno alle grazie da domandarsi al sovrano non furono i tre ordini di uno stesso avviso. Il braccio militare discordò dagli altri due, nè volle sottoscriverne la dimanda di otto di esse. Ciò comunque non si cavi dagli atti del parlamento, rilevasi nondimeno dal dispaccio reale dell’anno 1650 del re Filippo IV, per cui dà le provvidenze per tutte le trentadue dimande fatte dai parlamentarî, in parte unendosi, e in parte essendo discordante il baronaggio (1585).
[355] Se la città di Palermo era già tranquilla, non lo erano le altre città, e terre del regno; la carestia, che tuttora durava, dava sempre fomento alle vertigini popolari. Provvide il cardinal Trivulzio ai bisogni di ciascheduna, e coi suoi ordini, e colla sua severità giunse ad estinguere i moti della plebe; ma nella città di Girgenti gli convenne di adoprare la forza per ismorzarli. Fin dall’anno antecedente 1647 si erano ivi molti della vil plebaglia sollevati contro il vescovo monsignor Francesco Troina. Il vescovo di Girgenti è uno dei prelati più ricchi della Sicilia, e perciò soggetto più degli altri alla invidia, e alla detrazione.
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