Conobbe allora il serenissimo principe, che la religione operasse sinceramente, e la rimesse in grazia, dissequestrando i beni, accordando le tratte, e permettendo il commercio fra i Maltesi, ed i Siciliani (1620).
Due prammatiche degne di avvertirsi abbiamo di questo principe. La prima data in Palermo a’ 12 di dicembre 1650 con cui ordina a’ baroni, che nella scelta de’ giurati badino che questi sieno fedeli, e diligenti nello esigere le tande, obbligandoli a pagare del proprio denaro, se coloro fossero negligenti (1621); l’altra degli 8 di gennaro dello stesso anno comanda, che i Giurati delle università dovessero ogni anno nel mese di agosto scegliere un depositario, nelle di cui mani dovessero pervenire i frutti di tutte [363] le gabelle imposte per pagarsi le tande regie; il quale denaro vuole, che non si possa spendere per altri bisogni delle università, se prima non sono soddisfatti la regia corte, la deputazione del regno, gli assegnatarî, ed i soggiogatarî (1622).
Nulla di abbellimento fu fatto nella capitale da questo vicerè; la breve sua dimora, e le circostanze de’ tempi calamitosi non lo permettevano. Solo sappiamo, ch’ei perfezionò i due baluardi incominciati, e non ancora compiuti dal cardinal Trivulzio, e serrò di mura il quartiere de’ soldati: cose tutte, che non servivano ad adornare, ma piuttosto a tenere a freno la città.
Antonio Bricel Ronchiglio cavaliere dell’ordine di Alcantara, ch’era consigliere del principe Giovanni d’Austria, era riputato nella corte di Madrid per il più fino politico, che si avesse la corona, la quale se n’era valuta in varî scabrosi affari, e principalmente nel famoso congresso di Westfalia.
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