Restò il duca assai sensibile a queste dimostrazioni, e per mostrare il suo gradimento diede nel real palagio a’ 13 di febbraro una festa di ballo alla nobiltà.
Per quanto paresse che il nuovo vicerè stesse in buona armonia colla nobiltà, nacquero non ostante de’ disturbi fra esso, e il duca di Montalto. Pretendea questi e per la nobiltà del suo sangue, e per le cariche sostenute di presidente del regno di Sicilia, e di vicerè in Sardegna; che segli dovesse dalla segretarìa il titolo di eccellenza; negò di accordarglielo il duca dell’Infantado sotto il pretesto, che questo titolo nel regno non si dava, che a’ soli vicerè. Dispiacciuto il duca di Montalto di questa offesa, partì da Palermo, ed andossene a Madrid, dove fu dal re Cattolico promosso al viceregnato di Valenza. Corsero allora varî manifesti in istampa così di questo cavaliere, che giustificava la sua pretensione, come del vicerè, che difendea la sua ricusa (1630). S’eglino fossero vissuti alla nostra età, in cui questi famosi titoli nelle segretarìe ancora vanno a più buon mercato, e si danno da tutti generosamente a coloro, a’ quali non appartengono, non avrebbono certamente menato tanto rumore per un ente di ragione, che nulla significa cercando ex fumo dare lucem (1631).
Si mostrò il duca dell’Infantado severissimo sino da’ primi giorni del suo governo, e ne diè una prova nell’aver confinato a Castellammare il marchese del Vaglio genero del duca di Terranova, solo perchè avea dato uno schiaffo ad uno alabardiere del regio palagio, che insolentemente lo avea respinto, mentre entrava nella camera del vicerè; e un’altra nello aver fatto carcerare Giovanni Ventimiglia fratello bastardo del marchese di Geraci, sul solo semplice sospetto che fosse egli l’autore di una pasquinata contro i ministri del re, nell’aver ordinato che se gli compilasse il processo, e nell’averlo esiliato sopra leggieri indizî, ch’ei sapesse la famosa congiura del conte del Mazzarino.
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