Non si fermò egli molto tempo in questo viaggio, giacchè partito da Palermo a’ 13 di ottobre, vi ritornò agli 8 del seguente novembre.
      Affrettò forse egli il suo ritorno per celebrare le vittorie ottenute dalle armi spagnuole contro i rubelli Catalani, e contro i Francesi sotto il comando del valoroso principe Giovanni d’Austria. Barcellona era ritornata sotto il dominio del re Cattolico, ed erano stati discacciati i Francesi venuti a soccorrerla, e a fomentare la sollevazione ivi suscitatasi. Essendo inoltre nate in Francia delle dimestiche dissensioni per causa del cardinal Mazzarino, la Spagna profittandone venne a capo di conquistare la forte piazza di Doncherche, e nelle Fiandre Mastrich, ed altri luoghi, e nell’Italia la città di Casale, ed altre piazze del Monferrato. Diè parte il vicerè a tutto il regno dei vantaggi ottenuti dalla monarchia di Spagna, ed ordinò che dappertutto se ne rendessero grazie all’Altissimo. Per riguardo alla capitale possiamo assicurare, che nella storia civica di Palermo non ritrovasi epoca, in cui siensi celebrate tante feste per alcun’altra fausta occasione, quanto in questa occorrenza. Da’ 9 novembre 1652, fino ai 23 di febbraro del seguente anno fu questa città sempre occupata o in rendimenti di grazie, o in lieti divertimenti per le vittorie degli eserciti di S.M. Le solenni cavalcate, che erano allora in moda, furono più volte replicate con pompa, e magnificenza; l’inno ambrosiano oltre di essersi cantato prima alla chiesa detta della Magione, e poi alla cattedrale, si udì in molte altre chiese; giacchè ogni tribunale scelse un tempio, che fe parare a sue spese, e vi celebrò con rendimenti di grazie questo fausto avvenimento; il che fe ancora nella propria chiesa di S. Eulalia la nazione catalana.