Il promotore di questo anatema fu il dottor Placido Dainotto, alle di cui insinuazioni aderirono due senatori, Carlo di Gregorio, e Natale Zuccaro. Giunse alle orecchie del vicerè questo loro attentato, il quale volendo tosto estinguere le scintille di questi primi movimenti, ordinò la carcerazione dei tre suddetti capi, per cui si quietò il tumulto, che volea suscitarsi nella plebe (1636).
Il parlamento, che abbiamo mentovato, fu convocato nel mese di giugno 1654 nella sala del regio palagio di Messina, e all’apertura di esso il duca dell’Infantado rappresentò agli ordini dello stato le ingenti spese fatte dal re Cattolico, per tenere a freno i rubelli Catalani, e per soccorrere i Veneziani nella guerra di Candia, che sostenevano contro il Turco (1637). Ricercò quindi la conferma delle [367] offerte solite: compromettendosi che il re avrebbe avuto a cuore la utilità del regno, e il sollievo de’ suoi sudditi (1638). Furono fatte perciò ai 12 di questo mese le consuete offerte, e i soliti doni al vicerè, al suo cameriere, e a’ regî uffiziali; ma nulla fu accordato di straordinario per la guerra di Candia, che che ne abbiano scritto l’Aprile (1639), il Caruso (1640), e il Longo (1641), i quali uniformemente raccontano, che fu offerta, per soccorrere i Veneziani, una straordinaria contribuzione; almeno gli atti del parlamento rapportati dal Mongitore non ne fanno parola alcuna. Solo sappiamo, che in questa adunanza parlamentaria furono dimandate alcune grazie, che per allora non furono accordate, parte delle quali il vicerè, che rispose alle dimande, riserbò alla volontà sovrana, e parte rimesse ad un più maturo esame, come può osservarsi nei capitoli del regno.
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