Su i primi di novembre fu costretto il duca dell’Infantado a partirsi da Messina, e volare in Palermo, dove giunse a’ 6 dello stesso mese. Il cardinal Mazzarino ritornato dopo la sua espulsione trionfante a Parigi, nutrendo in seno l’antico odio contro la corte di Spagna, non contento di avere fomentata la ribellione dei Catalani, e di avere suscitati dei tumulti nelle Fiandre, volle di nuovo tentare di far rivoltare il regno di Napoli, dove il duca di Guisa per mezzo del cardinale Barberini fatte avea occulte pratiche coi baroni malcontenti: e perciò preparata una grande armata navale, ne diede a questo duca il comando, incoraggiandolo a provarsi una seconda volta alla impresa di Napoli. Questa flotta costretta da’ venti si accostò all’occidente di Sicilia, e fu veduta a’ 28 di ottobre sulle alture di Trapani, e presso le isole della Favignana, e di Levanso. Lo improvviso arrivo di questa inaspettata armata, che era di 22 vascelli di linea, oltre sei galee, e le navi da carico, atterrì tutta quella valle. I Trapanesi si prepararono alla difesa, e da Palermo furono loro spedite soldatesche, munizioni da guerra, e viveri per soccorrerli. Egli è certo, che se i Francesi avessero voluto assalire la Sicilia, essendo quest’isola sprovista, sarebbe stato loro agevole lo impossessarsene.
Ne fu tosto avvisato il vicerè, il quale senza frapporvi dimora partì, e giunse in Palermo a’ 6 del seguente novembre, condotto da due galee con tutta la sua corte. Arrivato appena alla capitale, intimò ai baroni il servigio militare, creò generale della cavalleria il marchese di Geraci, e della fanteria Pietro Mascica spagnuolo, con altri tenenti generali, capitani, alfieri, ed uffiziali inferiori, che scelse dalla più cospicua nobiltà (1642). Fu dichiarata piazza di armi la medesima città di Palermo, dove dovea esser pronta la cavalleria per i 18 dello stesso mese.
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