Laonde fu incolpato di essere avido di denaro, e che perciò vendesse volentieri la giustizia, e le cariche. Vera, o falsa che fosse questa imputazione, egli è certo, che ne fu infamato dal duca di Montalto suo nemico irreconciliabile; e ciò, che forse la fe credere vera, dall’arcivescovo di Palermo fra Martino de Leon, e Cardines, il quale scrivea caldamente al re, ed a’ suoi ministri, affinchè questo vicerè fosse rimosso. Penetrato avea le pratiche di questo prelato il duca dell’Infantado; e perciò nacquero frequenti dissapori fra il sacerdozio, e l’impero, non avendo questo vicerè trascurata veruna occasione, per inquietare il buon prelato. Vinse nondimeno questi, e la corte di Madrid si risolvette di richiamarlo, e scelse il successore, come diremo nel seguente capo. Portava l’ordine sovrano, ch’ei partendo da Sicilia, lasciasse per presidente del regno l’arcivescovo di Palermo; ma il duca per vendicarsi di questo prelato, da cui principalmente riconoscea il suo richiamo, volle privarlo di quest’onore, e si contentò di aspettare l’arrivo del successore (1648). Dopo la venuta di questo, si ritirò nel palagio del principe della Cattolica suo cognato, e poi partì a’ 17 del mese di dicembre 1655, e andossene in Ispagna, dove mori a’ 12 di gennaro 1657.
CAPO XXVI.
Giovanni Teglies de Giron duca di Ossuna vicerè. Monsignor Francesco Gisulfo, ed Osorio vescovo di Cefalù presidente del regno interino. Fra Martino Redin luogotenente proprietario. Giovan Battista Ortiz d’Espinosa interino presidente.
| |
Montalto Palermo Martino Leon Cardines Infantado Madrid Sicilia Palermo Cattolica Ispagna Teglies Giron Ossuna Francesco Gisulfo Osorio Cefalù Martino Redin Battista Ortiz Espinosa
|