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      Partì egli, e a’ 29 di novembre si seppe, che il vascello, che lo portava, trovavasi presso l’Ustica, e che per i venti di scirocco, e libeccio contrarî per entrare a Palermo, andava bordeggiando. Stentò molti giorni, continuando gli stessi venti, prima di arrivarvi; nè giunse in porto che a’ 6 del seguente dicembre. Siccome i sospetti del contagio non erano per ancora cessati, così si osservò tutto il rigore per impedire ogni comunicazione, finochè si fosse consumata la contumacia di quaranta giorni. Nacque allora qualche dissapore fra la deputazione della sanità, e il nuovo arcivescovo. Avrebbe questi voluto che sbarcasse la sua gente, e la roba; ma quel magistrato, memore di quanto era accaduto l’anno 1624, essendo vicerè il principe Filiberto di Savoja, tenne fermo nella sua risoluzione, e ne fu lodata la costanza, per cui preferì il pubblico bene a qualunque umano rispetto. Per liberarlo nondimeno da’ disagî, che questo prelato avrebbe sofferto rimanendo a bordo, fu fatta fabbricare una casa di legname, dove abitò con sei persone di suo servigio: la quale nondimeno restò guardata notte, e giorno, per impedirsi ogni commercio. Nella stessa casa agli 11 di esso mese gli fu dato il possesso di presidente del regno dopo essersi letto il viglietto reale (1669); e dopo di aver egli dato il solito giuramento, cominciò da quel luogo a governare il regno (1670). Per conto della roba dopo molte difficoltà, e co’ necessarî preservativi fu permesso, che sbarcassero i dieci cavalli, che menati avea, i quali sarebbono sicuramente morti, se dopo un disagioso viaggio fossero restati per quaranta giorni a bordo (1671).


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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