I cento mila scudi di sussidio straordinario non doveano entrare nella borsa del re; nè furono offerti per le fasce, come opinò il Caruso (1678), ma furono destinati per impiegarsi a [375] ristorare le fortificazioni del regno, come ne diede la spinta l’inchiesta fatta dall’arcivescovo presidente, che rappresentò lo stato deplorabile dell’azienda reale, che veniva recentemente di perdere due galee.
      Arrivò nel governo di questo prelato a’ 7 di dicembre 1659 il lieto annunzio della pace fermata a’ 7 dell’antecedente mese nella terra di S. Giovanni Lus presso il fiume Bidaffon fra i confini dei due regni di Francia, e di Spagna, da’ due gran politici di Europa, il cardinal Mazzarino per la Francia, e Luigi de Haro per la Spagna, dietro a ventiquattro ben lunghe conferenze, che cominciarono ai 13 di agosto; la qual pace terminò col maritaggio dell’infanta di Spagna Maria Teresa figliuola di Filippo IV col re Cristianissimo Luigi XIV. Questo avviso giunse per la via di Roma, e Mr. Martinez Rubeo, sebbene non fosse stato riscontrato dalla corte, volle nondimeno che se ne dasse la notizia alla città con tre salve fatte nella piazza del regio palagio da’ soldati spagnuoli, e collo sparo delle artiglierie. Così terminò la presidenza di questo arcivescovo, il di cui governo fu molto plausibile; nè altrimenti, come prelato della chiesa palermitana poi resse con minore applauso la sua diocesi, siccome può osservarsi presso il Mongitore (1679). Abbiamo una medaglia di questo prelato. Vi si legge nel diritto, dove sta espressa la di lui effigie: + PETRUS. MARTINEZ. RUBIO. ARCH. PAN. e nel rovescio, in cui sono le armi gentilizie del medesimo: + PRESIDENS. ET. CAP. GEN. SICILIE, MDCLIX.