CAPO XXVII.
Ferdinando d’Ayala conte di Ayala vicerè.
Volendo la corte di Madrid mandare in Sicilia, come era costume, un vicerè, dopo tre anni, ch’eravamo governati da presidenti del regno, si determinò finalmente a scegliere per successore del duca di Ossuna Ferdinando d’Ayala, Fonseca, e Toledo conte di Ayala e gliene spedì a’ 10 di settembre 1659 la reale cedola (1680) da Madrid, dichiarando, che lo scegliea per un triennio. Arrivò questo conte in Palermo accompagnato da sette galee, tre delle quali erano nostre, e quattro di Napoli, a’ 6 di gennaro 1660, e si fermò a Castellammare; e agli 8 prese il solito possesso: differendo sino a’ 18 del mese stesso la solenne entrata a cavallo, come eseguì colla consueta pompa. A’ 25 del detto mese poi volle andare in nobile equipaggio al duomo, dove intervenne l’arcivescovo, il senato, e il ministero per ringraziare col canto dell’inno ambrosiano il Dio degli eserciti, perchè avesse liberata la Europa da tante stragi, e rovine, quante le lunghe, e sanguinose guerre fra la Spagna, e la Francia ne aveano apportate. Fu fatta di poi la cavalcata consueta in simili fauste occorrenze, in cui si videro in sfarzosa gala il capitano della città, ch’era alla testa della nobiltà, il sacro consiglio, il senato di Palermo, e da ultimo lo stesso vicerè corteggiato dal marchese di Geraci, che facea le veci di primo titolo, e dal principe d’Aragona Luigi Naselli pretore della città. Rimbombarono in questa occasione le artiglierie, e si videro le notti i palagi illuminati a giorno (1681).
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