Ciò però che vieppiù trafisse l’animo del duca di Sermoneta, fu appunto l’ordine che ei ne discacciasse tosto il suo segretario Giovanni Lopez de Cortez. Cercò egli in verità di parare questo colpo facendo delle consulte per ottenere, che rimanesse questo suo favorito; bisognò nondimeno ubbidire, licenziare il Lopez, e disporsi suo malgrado a venirsene a dimorare in Palermo (1701).
Prima però di partire volle dare ai Messinesi l’ultima prova del suo amore: e dovendo celebrare l’ordinario parlamento, lo intimò per li 24 di novembre nella loro città. Nel detto giorno diede egli conto ai parlamentarî delle spese fatte dal re per la conservazione dei suoi stati, per cui dimandò i soliti ordinarî donativi, e del maritaggio già stabilito della serenissima infanta Margarita figliuola del re coll’imperadore Leopoldo, per cui richiese la porzione della dote, come si era data alla regina di Francia. Fu pacifica questa adunanza, ed ai 9 del seguente dicembre, senza veruno ostacolo, e coi comuni voti furono offerti i soliti donativi ordinarî al re, e i regali consueti al vicerè, ed ai regî ministri, e per conto del supplimento di dote per l’augusta imperatrice furono esibiti cinquanta mila scudi, quanti se n’erano dati all’altra figliuola del sovrano (1702). L’Aprile (1703) lasciò registrato, che i Messinesi fecero inoltre uno speciale dono al re Cattolico di quaranta mila altri scudi. Furono in detto parlamento dimandate alcune grazie, ma non se ne ottenne alcuna determinata provvidenza come può osservarsi nei capitoli del regno (1704).
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