Nella Porta Nuova, che confina col regio palagio, gli Spagnuoli, che forse ignoravano che le saette sogliono colpire i luoghi più eminenti, conservata aveano una gran quantità di polvere. Ora ai 20 di dicembre suscitatosi un turbine, cadde su di essa porta un fulmine, che accese la polvere ivi riposta (1718), per cui saltò in aria la cupola, ch’era in cima, e fracassò la porta istessa, spingendo i sassi pesantissimi, da’ quali era composta, in luoghi distanti. Questo improvviso accidente arrecò lo spavento universale. Il vicerè temette di essere sepolto dalle rovine; le vetrate delle case vicine restarono tutte rotte, e le tegole fracassate. Sotto la porta vi restarono morti fra uomini, e donne sino a trentadue; nel baluardo vicino ne morirono quattro, e al quartiere de’ soldati quindici, oltre sessanta altri, che furono malamente feriti (1719). Fu rifabbricata nell’anno seguente la stessa porta sul medesimo disegno, e vi [384] furono aggiunti degli altri abbellimenti, come costa dalla iscrizione, che fuvvi in questa occasione apposta:
Porta Carolo V. Caesari olim dicata
Fulmine conflagravit. Nova, quam vides (1720)
Ex fumantium adhuc ruderum cineribus
Rediviva Phaenice pulchrior sub
Immaculatae Conceptionis
Auspiciis exurgit. Regi suo Senatus
Panormitanus ad avitos triumphos in ea
Renovat aditum, Hesperioque Draconi
Ut suam devovet custodiendamAnno Salutis MDCLXVIII (1721).
Entrando l’anno suddetto 1668 volle il vicerè celebrare in Palermo l’ordinario parlamento, la di cui apertura fu a’ 22 di gennaro.
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Porta Nuova Spagnuoli Carolo V Caesari Phaenice Conceptionis Senatus Hesperioque Draconi Salutis MDCLXVIII Palermo
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