Ma la sua reputazione in fatto di guerra superava la illustre nascita. Egli adunque appena arrivato in Sicilia, preso il privato possesso che abbiamo additato, si occupò interamente a salvare il regno da ogni irruzione dei Turchi. Come la loro flotta era andata a Tripoli per gastigare, per quel che portava la fama, quel bey, si stiede sempre in allarme sul timore, che domato quel bassà non si rivolgesse contro la Sicilia. Ma essendo di poi sparita, nè essendosi più vista nei nostri mari, cessò il panico timore, e il vicerè si determinò a fare la pubblica entrata, che al suo arrivo si era lasciato di fare. Fu questa funzione eseguita ai 21 del mese di dicembre, e fu magnifica la cavalcata, in cui il senato, la nobiltà, e i magistrati ebbero campo di addimostrare il loro lusso. Il Lignè comparve vestito da guerriero, portando alla destra il baston del comando, e avendo il capo cinto da un cappello, ch’era adornato di pennacchi rossi (1734).
Fatta la solenne entrata, e rimosso ogni timore dei Turchi, pensò il Lignè di convocare l’ordinario parlamento, la di cui apertura fu fatta agli 11 di gennaro 1671 nella sala del regio palagio di Palermo. Non richiese egli a nome del sovrano, che i soliti donativi ordinarî; facendo poi ponderare ai parlamentarî, ch’era necessario che si riparassero le fortificazioni della Sicilia, dovendosi sempre temere, dopo che Candia era in mano dei Turchi, qualche invasione dei medesimi, suggerì che fosse espediente di offerire per questo oggetto qualche considerabile somma: assicurando che questa non si sarebbe erogata in altro uso, che per rendere inaccessibile al nemico la nostra isola (1735). Risposero gli ordini dello stato nel dì 4 del mese di febbrajo all’inchiesta del vicerè, confermando concordemente i soliti donativi; e per conto dello straordinario, che si ricercava per fortificare le città marittime, offerirono per una sola volta dugento mila scudi da ripartirsi sopra tutti, compresi ancora i mercadanti, e le persone privilegiate; con che l’esazione si facesse a spese della deputazione del regno, senza aggravio di persona alcuna.
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