Finalmente il peso assai rispettabile del pane, che non potea mantenersi nelle altre terre, e città vicine, animava gli abitanti della medesima a far de’ contrabandi, estraendo fraudolentemente molta quantità, per cui accrescevasi il consumo.
A riparar tutti codesti disordini, che sono indispensabili ne’ tempi di carestia, diede il principe di Lignè molte savie provvidenze. E primieramente fe distribuire in varî luoghi della città, come in tanti lazzaretti, l’eccessiva quantità de’ poveri, che giravano per Palermo; a ciascheduno de’ quali assegnò tanto pane, quanto bisognava alla sua sussistenza: incaricando della distribuzione alcuni probi cavalieri, ed ecclesiastici, i quali col vicerè, e coll’arcivescovo molto contribuirono a sostenere la vita di quei meschini (1740). Provvide inoltre a’ contrabandi, mettendo le guardie alle porte, ed ordinando che niuno, che sortisse dalla città, potesse recar seco più che quattro grana di pane, e gastigò con esemplare punizione coloro, che trasgredivano questo comando (1741). La farina, che solea distribuirsi per la fabbrica de’ maccheroni, e per i pasticci, fu di molto diminuita; e perfino fu vietata la vendita delle focaccie calde così di grano forte, come di majorica, che arrecavano un gran consumo. Finalmente siccome il pane, quando è caldo, si mangia più avidamente, e quindi in maggior quantità, fu stabilito che non si potesse vendere, che da un giorno all’altro, il che molto contribuì a farne scemare la consunzione (1742).
Perchè poi salvandosi la capitale non andassero a perire le altre città, e terre del regno, rivolse l’occhio vigile alla loro conservazione.
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Lignè Palermo
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