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      Racconta di poi, ch’egli andossene al palagio del senato, dove lo sfrenato popolo avea rotti i sedili de’ senatori, buttandoli da’ balconi; e che ivi sedendo egli solo, dopo di avere esortati i sollevati alla tranquillità, col parere della sua curia esiliò i senatori, e molti altri nobili dalla città, e stabilì una nuova forma di magistrato civile (1750). Nella relazione, ch’ei mandò al vicerè di queste ulteriori sollevazioni, si dà la gloria di avere colle sue buone maniere frenato il furore popolaresco, e di avere liberata la città da un maggiore incendio (1751).
      S’egli operò nel modo, che viene da’ [390] Messinesi descritto, non si può fare a meno di non considerarlo come un volpone, di un animo tutto perverso, ed inclinato a sacrificare tutto, anche a costo degl’interessi reali, all’odio ch’ei nudriva contro la nobiltà, e i più facoltosi cittadini, de’ quali egli stesso confessa che furono incendiate le case sino al numero di venti. Per tale lo riconobbero i principali di quella città, i quali vieppiù vi si confermarono dall’osservare, ch’egli avea in animo di sorprendere le fortezze, ch’erano in potere del senato, il quale colla sua diligenza fe andare a voto il di lui disegno. Reputandolo adunque come la causa delle loro sventure, molti de’ più rispettabili fecero istanza a’ senatori, che fosse dichiarato nemico della patria.
      L’avviso delle nuove rivoluzioni arrivò in Palermo ai 18 di aprile descritte dallo strategoto co’ più neri colori contro il senato, la nobiltà e i più cospicui cittadini, che si rappresentavano come coloro, che avevano sollevata la plebe.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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Messinesi Palermo