Imbarcatosi adunque per Milano il Lignè, o lo stesso giorno 7 di giugno, come ad alcuni è piaciuto, o nel seguente giorno, come pare che additi il registro della di lui cedola, il marchese di Bajona prese possesso nella cattedrale della nuova carica, fe il solito giuramento alla presenza del senato, e del sacro consiglio, e andossene ad abitare nel palagio, che ancora esiste, detto di Ajutamicristo, che oggi appartiene al principe di Paternò, senza rendersi al regio palagio; giacchè la sua carica non era che interina, e fra poco tempo si aspettava il nuovo vicerè. Non sappiamo, se siesi fatta la pubblica entrata, o la solita solenne cavalcata, giacchè niuno dei cronisti ce ne fa menzione, ed è assai probabile ch’ei, considerando di dover dimorare in questo governo per poco tempo, abbia ricusato qualunque solenne dimostrazione.
Lo spirito di vertigine, che avea invasi gli animi dei Messinesi, e che il Lignè colle sue maniere avea tenuto sopito, appena che fu partito, si riaccese furiosamente. Aveva egli eletto per strategoto di Messina Diego Sorìa marchese di Crispano, il quale secondando sulle prime il genio del vicerè, si era mostrato contrario ai plebei, che erano detti i Merli, e biasimava pubblicamente la condotta di Luigi de Oyo suo predecessore. Allontanatosi il detto principe, cambiò tosto di sentimenti, e come era uomo furbo, ed astuto, cominciò a seminare delle zizanie fra’ nobili, e i plebei. Come poi si accorse, che l’interino vicerè marchese di Bajona si era dichiarato contro i Malvizzi, cioè contro i nobili, alzò la visiera, e prese a parlare con più franchezza.
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