S’inasprirono a queste disposizioni del vicerè, e dello strategoto gli animi della nobiltà, e si determinarono di correre ogni lancia per rendere al senato, e a sè stessi quell’autorità, di cui si vedevano spogliati. Sembravano le circostanze opportune per la guerra dichiarata alla Spagna dai Francesi, e dagl’Inglesi; nè poteano eglino sperare di essere più bene accolti alla corte, dopo che i loro inviati rimessi finalmente al giudizio del consiglio d’Italia, non ne riscossero da quei ministri, che rimproveri, e minaccie.
Diede moto a’ nuovi torbidi una rappresentanza satirica che fu osservata a’ 2 di giugno, in cui si celebra a Messina con solennità la festa della Lettera. Sogliono in detta occasione i mercadanti, e gli artisti adornare le loro botteghe con drappi, e mettervi delle macchinette, o de’ quadri simboleggianti quella celebrità. Ora nella bottega di Antonio Adamo sarto comparve una pittura, in cui era il ritratto del re Carlo II, a’ di cui piedi stava la città di Messina, e a canto un personaggio a guisa di un Giano bifronte, che per uno de’ due volti somigliava allo strategoto Luigi dell’Oyo coll’epigrafe: Cadit falsitas, surgit veritas. Consimili simboli allusivi allo strategoto nuovamente eletto, al governo, e allo stato meschino della città furono esposti in altre botteghe. Capì il marchese di Crispano, e con esso comprese la fazione de’ Merli, che volea censurarsi la sua condotta, e quella del suo antecessore, ed ordinò la carcerazione del sarto. Era questi della fazione de’ Malvizzi, e perciò accetto al senato, ed alla nobiltà, che s’interessarono efficacemente presso lo strategoto per la di lui liberazione.
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