Chiusero di poi tutti i passi delle colline per impedire ogni approccio delle armi reali, e strinsero lassedio del regio palagio, dove stava, e si difendea lo strategoto marchese di Crispano. Malgrado queste disposizioni erano ben persuasi, che soli non poteano sostenersi contro le forze del re Cattolico, e chera di mestieri o di sottoporsi alla severitą degli Spagnuoli, che li avrebbono trattati duramente, o di cercare uno appoggio presso qualche potenza straniera. Questo ultimo partito fu abbracciato, e subentrando lo spirito di rubellione a quello del tumulto, determinņ il senato, e il popolo di chiamare le armi francesi; e di riconoscere il re Cristianissimo per sovrano. Antonio Caffaro, e Lorenzo di Tommaso furono tosto spediti a Roma al duca di Etrčes ambasciadore di Luigi XIV a fargliene il progetto. Fu questo accettato, come quello, che dava un diversivo alle armi spagnuole, chiamandole in Sicilia. Partģ perciņ il Caffaro di commissione dellambasciadore per Parigi, ed ebbe ordine di passare per Tolone, per presentare al duca di Vivonne generale delle galee di Francia alcune lettere consegnategli dallo stesso duca di Etrčes.
Intanto il marchese di Bajona facea ogni opra per sottomettere i Messinesi. Tenea egli bloccata la cittą per impedire che vi entrassero delle vettovaglie non tanto per terra, che per la via di mare, facendo guardare il porto dalle galee di Sicilia, e da quelle di Malta, che il gran maestro gli avea spedite per mostrare lo zelo, che avea il suo ordine per il servigio del monarca delle Spagne (1766). Ma in cittą lincendio della guerra civile prendea sempre nuove forze.
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