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      Sbarcò il Valbelle fra gli applausi de’ malcontenti, e comandò che s’introducessero in città i viveri, e le munizioni da guerra, che avea seco recati; del che quel popolo ne fu sommamente lieto. Dopo queste allegrezze si applicò questo comandante a conservare Messina al suo re, e visitò tutti i posti. Conobbe egli che la sicurezza di quella città dipendea dallo avere in potere il castello del Salvadore; laonde unendo le poche truppe, che avea, a quelle de’ Messinesi, assediò nelle forme quel forte, e lo fe battere da tutti i lati con tale violenza, che nel breve spazio di due giorni non solo ne fu smontata tutta l’artiglieria, ma ne furono anche fracellate le muraglie; inguisachè Francesco Arecuso di Pimentel, che vi comandava, fu costretto a’ 3 di ottobre di richiedere una capitolazione. Fu convenuto, se dentro il termine di otto giorni non gli arrivava alcun soccorso, che avrebbe reso il castello, salva la vita, e la libertà sua, e delle sue genti, e cogli onori militari. Mancavano due giorni alla resa convenuta, quando a’ 10 di esso mese comparvero ventitrè vele. Erano queste le navi spagnuole, che si spedivano sotto il comando di Melchiorre della Cueva contro Messina. Questo arrivo crucciò il senato, il quale si avvalse dell’astuzia, per impossessarsi del castello del Salvadore. Sparse che quell’armata era il secondo soccorso promesso dalla Francia, e fe avvertire il castellano ad affrettare la consegna del castello, potendo accadere che i comandanti della supposta armata, entrando in porto, non volessero più stare a’ patti già convenuti a’ 3 del mese.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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