Noi non possiamo, senza affliggere i nostri leggitori, rammentare le angustie, nelle quali si trovarono quegli abitanti costretti a pascersi degli animali più immondi per sussistere, e risoluti di morire piuttosto di fame, che di subire di nuovo la da loro falsamente creduta tirannia della monarchia spagnuola (1770).
CAPO XXXII.
Federico Toledo, ed Osorio marchese di Villafranca vicerè.
Divenendo di giorno in giorno più interessante la ribellione di Messina, che potea seco trarre quella di tutto il regno, la corte di Madrid, sebbene fosse molto soddisfatta del valore, e della condotta del marchese di Bajona, volle nondimeno eligere il vicerè proprietario, e la scelta cadde nella persona del marchese di Villafranca, come costa dal dispaccio reale dato a Madrid ai 27 di novembre 1674 (1771). Si affrettò questo cavaliere di sollecitare la sua partenza, ed imbarcatosi con una squadra di diciassette galee, arrivò in Palermo ai 12 del seguente mese di dicembre. Non si trattenne egli in questa capitale che pochi giorni, nè prese possesso della nuova carica; poichè le sue istruzioni portavano, che dovesse andare a Milazzo, ed ivi cominciare ad esercitarla. Si contentò dunque di vedere alcuni, e di visitare la moglie del marchese di Bajona, e a’ 22 essendo i venti favorevoli partì per quella città, che era la piazza d’armi dell’esercito spagnuolo. Avea egli seco recata una lettera della governatrice Marianna regina vedova di Spagna data in Madrid ai 21 di novembre, e diretta al senato di Palermo, con cui ringraziava quel magistrato dei trenta mila scudi, che avea consegnati al marchese di Bajona per le spese della presente guerra (1772).
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