Ma verificossi in capo a poco il proverbio: Extrema gaudii luctus occupat. Il soccorso recato da’ Francesi non era bastante a satollare ottanta mila persone, quanti si reputavano allora gli abitanti di quella città, e non essendosi osservato un certo ordine di parsimonia nel dispensarlo, tornò la magra fame a farsi sentire; inguisachè gli stessi senatori, per non sagrificare tanta gente, cominciarono segretamente a trattare di rendere agli Spagnuoli la città, sebbene di poi atterriti dalle minaccie del Valevoir non abbiano portata innanzi la suddetta negoziazione (1777). Presto però ritornò nei cuori dei Messinesi la speranza, udendo che un altro soccorso dei Francesi era arrivato a Lipari. Consistea questo in otto vascelli da guerra, in tre brulotti, e in altre otto navi da carico, che recavano ogni sorta di provvisione, e abbondantemente; ed era comandato dal viceammiraglio duca di Vivonne, e dal luogotenente signor Duquesne. Gli Spagnuoli questa volta non se ne stiedero spettatori; e per riparare l’errore antecedente, levarono le ancore, e andarono incontro all’armata di Francia.
Conoscea pur troppo il duca di Vivonne l’enorme sproporzione, che passava fra le sue, e le forze nemiche: nondimeno non potendo altrimenti fare, e forse punzellato dallo stimolo della gloria, accettò la disfida. Il combattimento fu ostinato, ma la disparità era grande, e il numero delle navi spagnuole era così prodigioso, che quattro, o sei davano addosso ad un solo vascello francese. Già piegava il viceammiraglio, quando uno inaspettato soccorso, che gli apportò il Valbelle, che sortì cogli otto vascelli, che stavano in porto, per aiutarlo, lo tolse dal pericolo.
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