Dovea il marchese far sembiante di marciare verso la Scaletta, ma rivolgere di poi i passi verso gli accampamenti nemici, e il Vivonne fingendo di girare i nostri mari per osservare se la squadra spagnuola ritornasse, dovea trovarsi ai lidi di Milazzo, quando vi giungea l’esercito di terra. Se i venti fossero stati favorevoli, forse il progetto avrebbe avuto il desiato fine: ma il duca di Vivonne fu ritardato, anzi respinto verso Messina. Marciava intanto il marchese di Valevoir verso il campo: il vicerè all’udire il di lui avvicinamento era sul punto di decampare; ne fu dissuaso da Ignazio Gravina principe di Palagonia, che gli fe conoscere che era una viltà lo abbandonare la piazza d’armi, che tenea in soggezione i Francesi, e si animò a radunare l’esercito, e ad uscire incontro al nemico per debellarlo. Il marchese di Valevoir non vedendo, secondo la convenzione, comparire colla classe il duca di Vivonne, mancandogli questo necessario soccorso, voltò faccia, e sfuggendo la battaglia si ritirò alla terra dell’Ibiso colle sue soldatesche (1780).
Il maresciallo de Vivonne vedendo svanito il suo disegno, nè volendo ritornare vergognosamente a Messina, volle girare coi suoi vascelli per i nostri mari, ed ai 15 di luglio arrivò verso Palermo. Grande fu lo spavento nella capitale, dove mancavano e truppe, e artiglieria. In capo a pochi giorni sparve la flotta francese, dopo di essersi trattenuta dirimpetto dell’allarmata città, che si era nondimeno preparata alla difesa. Ritornato a Messina, il Vivonne andò coll’armata al porto di Augusta, e nel breve spazio di sette ore per tradimento del regio segreto ebbe in potere la città, ed il castello, e restituitosi di nuovo a Messina, contento di avere nelle mani i principali porti di Sicilia, rimandò le galee, e porzione dei vascelli in Francia (1781). Il Vicerè marchese di Villafranca udendo la partenza di quasi tutta la flotta francese, volle tentare di riacquistare il porto di Augusta, ed essendosi già risarcite le navi da guerra spagnuole, incaricò di questa commissione il principe di Montesarchio, che le comandava.
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