Erano dirimpetto l’una dell’altra aspettando il momento di azzuffarsi; ma la calma fu così grande, che per due giorni non fu possibile di mettersi in azione; e però si separarono, restando la vittoria indecisa, e recando seco un pari danno per la battaglia degli otto, nella quale per la flotta olandese fu considerabile la perdita, che fe del vice-ammiraglio Vesquer. Il primo a ritirarsi fu il Duquesne, che ritornò nel porto di Messina; e dopo il Ruiter restando padrone del campo si mosse, e venne a Milazzo: dove si trattenne fino che fossero spirati i sei mesi, nei quali la sua repubblica si era compromessa di servire la Spagna. Trascorso il tempo stabilito, malgrado le premure fattegli dal vicerè marchese di Villafranca acciò restasse, volle assolutamente partirsene. Facea egli di maltalento questa guerra (1784).
[402] Non avea lasciato la Spagna di fare delle pratiche nell’Olanda per ottenere che l’armata continuasse a servire per altri sei mesi in Sicilia. Fu perciò spedita una barca al Ruiter coll’ordine di proseguire la guerra, la quale lo incontrò sopra Livorno. Dovette quindi egli ubbidire, e voltate le prore ritornò in Sicilia, e venne ai 23 di febbraro a Palermo, dove erano i vascelli spagnuoli già ridotti a dodici. Non erano questi comandati dal principe di Montesarchio. Era egli partito per Spagna, affine di discolparsi delle imputazioni dategli dal vicerè marchese di Villafranca. Ne avea preso il comando il marchese di Bajona generale delle galee di Sicilia. Tenne il Ruiter ivi un consiglio di guerra, in cui fu risoluto, subito che la primavera lo permettesse, di attaccare la città di Messina per terra, e per mare.
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