Il Vivonne, quantunque avesse sospetto, che le loro esibizioni non fossero sincere, in quel frangente si contentò di restituire le armi alla plebe, la quale fedele a quanto promesso avea, marciò a’ due fortini, ed ebbe la sorte di recuperarli (1787).
Sconcertatesi le misure prese fra l’ammiraglio olandese, e il vicerè, pensò questi di tentare almeno coll’esercito l’acquisto di Agosta, che sperava poter essere agevolato da que’ cittadini già malcontenti del governo francese, e scrisse al Ruiter, che veleggiasse verso quel porto per facilitarglielo. Il governatore di quella città, che penetrò i maneggi di quei cittadini a favore degli Spagnuoli, dopo di essersi assicurato de’ partitarî, ne avvisò subito il Vivonne; il quale per divertire lo assedio, spedì il Duquesne colla flotta con ordine di cercare il Ruiter per dargli battaglia. A’ 22 di aprile s’incontrarono nei mari di Siracusa, e di Agosta le due armate navali, e furono a portata di battersi. Divise le flotte in tre squadre, cominciò il conflitto fra le due antiguardie quattr’ore dopo mezzo giorno, e fu così fiero che vi restò sulle prime il marchese di Almeres, in di cui luogo subentrò il commendator de Valbelle. Maggiore fu la disgrazia dell’antiguardia olandese, dove trovandosi il Ruiter sul ponte del vascello a dare gli ordini per regolare la battaglia, fu colpito nella gamba da una palla di cannone, che gliela stritolò, e gli portò via una parte del piede; inguisa che essendo caduto, nè potendosi più sostenere, fu trasportato nel suo letto, da cui non lasciò, malgrado i dolori che lo tormentavano, di dare le ordinazioni, che furono eseguite con tale esattezza da Gerardo de Calembourg, ch’era il primo capitano del vascello comandante, che niuno si accorse del funesto caso accaduto all’ammiraglio.
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