L’antiguardia francese cominciava già a piegare, in maniera che il Duquesne, che dovea attaccare il corpo di battaglia de’ nemici, fu obbligato a volgersi per soccorrerla. Fu allora il combattimento più ostinato; la strage fu grande da ambe le parti; i vascelli ne soffrirono un considerabile danno; si continuò l’attacco sino a sera; nè si separarono le due armate, che colle tenebre della notte.
Nelle battaglie navali è difficile il sapere chi vince, e chi perde. Se si dà orecchio a quanto le parti sparsero per la Europa, non si saprà mai la verità. Scrisse il Ruiter agli stati di Olanda, che avea vinti i Francesi, i quali sen’erano vergognosamente fuggiti a Messina. La relazione del Duquesne portava, che egli era restato tutta la notte nel campo di battaglia, e che udendo la mattina seguente, che gli Olandesi si erano rifuggiti a Siracusa, era andato a sfidarli, ma inutilmente. Il fatto costante è, che niuna delle due flotte restò vincitrice, e che ambe restarono rovinate. Il Ruiter sopravisse pochi giorni alla disgrazia accadutagli, e morì a Siracusa a’ 30 dello stesso mese di aprile. Siccome era un protestante, fu seppellito in una collina in distanza di presso a un miglio da quella città (1788). È famoso il distico fattogli nella occasione di questa sua sventurata morte:
Terruit Hispanos Ruiter, ter terruit Anglos,
Terruit et Gallos, territus ipse ruit.
Restò al comando della flotta olandese il sig. de Haen vice-ammiraglio, il quale risarcite le navi partì colla flotta, e venne a dimorare nel porto di Palermo.
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