Erano accadute alla corte del re Cattolico delle rivoluzioni. Il primo ministro Ferdinando Valenzuola marchese di Villascura era stato rimosso, privato dei tesori, che avea accumulati, e mandato in esilio, ed era stato richiamato a quella carica il serenissimo Giovanni d’Austria fratello bastardo del re, che per maneggi della regina madre, e dei confidenti era stato confinato in Aragona. Questa notizia arrivò in Palermo nello stesso anno intorno al mese di marzo, e Dio sa quanto afflisse il marchese di Castel Roderico che era amico strettissimo del discacciato ministro, e perciò si aspettava a momenti di restar privo del viceregnato. Pur gli bisognò inghiottire quest’amara pillola, mostrarsene lieto, e celebrare a’ 10 di aprile questo avvenimento col far rendere le grazie all’Altissimo nella cattedrale per la esaltazione di sua altezza (1800). Questi nel prendere l’amministrazione dei regni del fratello pensò, più che ad ogni altra cosa, alla conservazione della Sicilia. Arrivarono in fatti in capo a poco in Palermo alcune navi da guerra spagnuole, che venivano da Genova, e apportarono un rinforzo di tre mila soldati, dei quali fu fatta la rassegna nella pianura di s. Erasmo alla presenza del vicerè. Dalla Sardegna ancora, dalla Maiorica, da Napoli, e da Milano furono spedite delle truppe di fanteria, e di cavalleria di suo ordine, le quali servissero ad accrescere lo esercito (1801); e finalmente giunse una lettera, ch’egli stesso scrisse a’ Messinesi, per indurli a rimettersi sotto il dominio spagnuolo: lusingandosi, ch’essendo egli stato in Messina l’anno 1649, e avendo ivi date molte riprove di affezione a quei cittadini, gli sarebbe stato agevole, ora ch’ei tenea le redini della monarchìa, di attirarseli.
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